Ci sono alcuni momenti in cui i bambini diventano molto agitati e difficili da gestire. Spesso questi momenti fanno leva sull’ansia dei genitori che, in completa balia della situazione agiscono sperando di riuscire a sortire qualche effetto, cosa che spesso non accade. Ma cosa sta succedendo? Forse non te ne sei accorto ma il bambino è stato sopraffatto dagli stimoli e quella che tu vedi è una meltdown, ovvero un vero e proprio «straboccare» del suo arousal. Devi sapere che ogni bambino ha una sua attivazione e che ogni bambino ha una sorta di tazza all’interno della quale si inseriscono tutti gli stimoli che deve gestire. Un bambino può avere una tazza più piccola e un altro bambino una tazza più grande e ciò decreterà quanto sarà la sua capienza. IL giusto arousal ovvero la giusta attivazione sta, come già ci raccontavano gli antichi greci, nella «metriotes», ovvero il giusto mezzo. Se la tazzina è poco piena, l’attivazione non sarà sufficiente ma se sarà troppo piena avremo l’effetto contrario.

Che cosa è stato a disrergolare il bambino? Da che cosa è stato sopraffatto? Soprattutto la meltdown non è un comportamento problema.
La meltdown è un chiaro segnale che il bambino ha bisogno, per prima cosa, di diminuire gli stimoli sensoriali e riportare un po’ di quiete al suo cervello.
Facciamo ora finta di essere in classe.
Forse la maestra ha fatto tante richieste insieme, forse la classe è stata particolarmente rumorosa, forse le canzoni ascoltate durante la lezione di musica avevano dei bassi fastidiosi. Il bambino in meltdown passa il suo punto di «self-control», e se continuerai a parlare al bambino, come se quella fosse una reazione volontaria, non farai altro che peggiorare la situazione. Esistono processi di pensiero top-down e bottom-up, ecco questo fa parte del secondo perché è una risposta ad un sovraccarico sensoriale.
Proprio per sottolineare l’aspetto neurologico
piuttosto che comportamentale aggiungo ancora una delucidazione.
Il sistema nervoso autonomo è così chiamato
perché regola le attività nei nostri organi che non sono direttamente sotto la nostra volontà.

Questo sistema è diviso in due componenti con effetti opposti: il sistema simpatico che interviene nelle situazioni di «pericolo» e il sistema parasimpatico che «modula» e che riporta ad una situazione di quiete. I due sistemi devono mantenere una sorta di omeostasi ma, in queste precise situazioni, il sistema simpatico ha il sopravvento causando delle reazioni di attacco/fuga o di «freezing». L’ambiente diventa quindi potenzialmente pericoloso, lo stress aumenta e il bambino inizia a funzionare dominato completamente dal sistema simpatico. Il suo nervo vago va completamente in tilt, il bambino è in piena produzione di cortisolo e adrenalina.
La cosa migliore da fare in queste situazioni è
accompagnare il bambino in una zona sicura o, se siete in classe, invitate i bambini a fare silenzio spiegando che è importante per il loro compagno. Diminuite quindi gli stimoli e state vicino a lui lasciandogli la giusta distanza. Valutate il respiro, la pupilla, il sudore e quando vi accorgete che si sta
«abbassando» invitatelo a fare dei respiri profondi,
piano piano vedrete che diventerà più presente.

Una meltdown non si punisce e non si manda in estinzione, una meltown si deve gestire partendo dalla consapevolezza che non c’è niente di volontario da parte del nostro bambino.